venerdì 8 luglio 2011

Per contrastare la pirateria servono più pattugliamenti e tribunali speciali

Roma, 8 lug - "Ci hanno garantito pieno appoggio per combattere la pirateria. Ma la situazione è molto complessa. La cooperazione per la liberazione degli 11 italiani sequestrati dai pirati, che hanno la loro base logistica in Somalia, è stato il primo punto all'ordine del giorno della mia visita. So per certo che sono partiti tutti i protocolli che il governo può legalmente mettere in campo per ottenere il rilascio. Ovviamente non si tratta di pagare un riscatto ma di agire diversamene, come è già successo per il sequestro della Buccaneer". Lo afferma la deputata del Pdl Margherita Boniver, in una intervista al Secolo d'Italia, di ritorno dal suo viaggio in Tanzania e a Gibuti per imprimere un'accelerazione alla complicata liberazione delle due navi e degli 11 marinai italiani sequestrati dai pirati. "La questione è della massima serietà e gravità - prosegue l'ex sottosegretario agli Esteri -, stiamo parlando di un braccio di mare dove passano circa 22mila navigli l'anno, oltre il 40 per cento del traffico mondiale. Il fenomeno non è certo nuovo ma si è enormemente intensificato negli ultimi anni. Da gennaio 2011 sono stati ben 140 i tentativi di attentati contri navi mercantili, di cui 22 andati a segno, e tra questi quelli alle nostre due navi, la petroliera Savina Caylyn e la motonave Rosalia D'Amato. Sono pirati che hanno per patria la Somalia, un territorio devastato da anni di guerra civile, dal terrorismo e da prospettive economiche praticamente nulle". Qual è la risposta della comunità internazionale? "Ci sono due missioni militari nel golfo di Aden, una sotto l'egida Nato e l'altra dell'Ue che svolgono attività di pattugliamento e scortano le imbarcazioni umanitarie delle agenzie dell'Onu. E' un vero e proprio corridoio di protezione" ma "andrebbe intensificato. Le operazioni sono complesse perché il raggio d'azione dei pirati si sta allargando dalla Somalia fino alla Tanzania, al Kenya, tutto l'Oceano Indiano è diventato molto insicuro" e "si sta pensando di convertire il Tribunale internazionale per i crimini in Ruanda in un Tribunale speciale internazionale per giudicare i pirati. L'obiettivo, ancora lontano, è quello di costituirlo sul territorio somalo".

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