mercoledì 20 luglio 2011

Cicchitto: centrodestra non usi socialista come insulto

Roma, 20 lug - "Registro che per alcuni esponenti politici e culturali del centro-destra l'espressione 'socialista' è quasi un insulto. La cosa non mi impressiona affatto, anche perché essa s'intreccia singolarmente con l'epiteto di 'rinnegato' che da sinistra, da parte di paleo e neo comunisti e di paleo socialisti frontisti, viene rivolta a coloro che - come Boniver, Brunetta, Stefania Craxi, Frattini, Sacconi lo stesso Tremonti - non hanno seguito l'aureo principio: 'Il posto dei socialisti è a sinistra' (nella fattispecie in questa sinistra giustizialista e debenedettiana nei giorni lavorativi e massimalista nei giorni festivi)". Si apre così una lettera al direttore del Tempo di Fabrizio Cicchitto. Scrive il capogruppo Pdl alla Camera: "Va ricordato a coloro che nel centro-destra usano l'espressione 'socialista' come un 'epiteto negativo' che storicamente e anche ideologicamente e culturalmente sono esistiti nel mondo e anche in Italia dei socialisti ben diversi gli uni dagli altri. Nel mondo, comunismo a parte, c'è stato il socialismo marxista ortodosso, appunto alla Kaustky, ma la socialdemocrazia tedesca ha anche fatto Bad Godesberg e ha prodotto leader come Brandt, Schmidt e Schroeder. In Inghilterra c'è stato il laborismo di sinistra e poi recentemente tutta l'esperienza di Tony Blair. In Italia c'è stato un variegato socialismo di sinistra, con accezioni staliniste e frontiste, dal primo Pietro Nenni, Rodolfo Morandi, con le varianti radicali di Lelio Basso, di Vittorio Foa, di Riccardo Lombardi, e poi c'è stato il socialismo revisionista, riformista ed eretico di Bettino Craxi, dello stesso Claudio Martelli, dell'elaborazione di Mondo Operaio fino a Don Gianni Baget Bozzo che, mescolando insieme cristianesimo e socialismo eterodosso approdò a Forza Italia (per non parlare del percorso culturale e politico di un gigante come Lucio Colletti). Allora, di grazia, di cosa parlano coloro che poi dimenticano che una delle ragioni dell'autentico odio politico che la sinistra debenedettiana nutre per i 'socialisti rinnegati' approdati nel centro-destra sta nel fatto che, indipendentemente dai 'dirigenti', dopo l'operazione militare-giudiziaria-mediatica di mani pulite del '92-'94, si sono spostati per reazione alla violenza e anche per qualcosa di molto più complesso almeno 2-3 milioni di elettori socialisti e che ciò ha inferto alla sinistra paleo e post comunista di D'Alema, Veltroni, Bersani un colpo durissimo costringendola a fare spericolate alleanze di estrema sinistra (la ex Rifondazione Comunista), di estrema destra (Di Pietro, Travaglio) di tipo finanziario (De benedetti e altri), di orientamento cattolico (Prodi, Marini, Franceschini, Bindi). Si dirà: che cosa c'entra tutto ciò con la manovra economica? A mio avviso assolutamente nulla, ma ho voluto pregiudizialmente sgombrare il campo da alcuni attacchi ai 'socialisti'. Detto questo, a mio avviso la manovra, nella sua 'necessità' emergenziale, sfugge a qualunque definizione ideologica".

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