giovedì 3 aprile 2008

Appello di Francesco Cossiga presidente emerito della Repubblica

Appello ai candidati premier dei partiti e dei gruppi che concorrono alle elezioni politiche generali (inviato dal Sentore a vita a tutti i parlamentari e che sottoscrivo)

Alle Camere del Parlamento Nazionale che saranno elette nelle elezioni generali del 13 e 14 aprile 2008 saranno sottoposte proposte legislative e deliberazioni che importano scelte di principio che attengono a valori che saranno considerati fondamentali dai membri, sia d’ispirazione laica sia d’ispirazione cattolica o in generale religiosa, del nuovo Parlamento.
Queste proposte o deliberazioni potranno riguardare due ordini di questione.

Il primo rodine comprende i temi del matrimonio, della famiglia, del riconoscimento dei diritti, prerogative e facoltà derivanti dalle unioni di fatto, dei tempi e della cause dello svolgimento degli effetti civili del matrimonio e delle interruzioni delle gravidanze, del testamento biologico e della legittimità o meno dell’assistenza medica alla libera scelta della cessazione dei trattamenti terapeutici o della scelta volontaria del momento in cui si desidera porre termine alla propria vita, dei limiti o meno agli esperimenti scientifici, ad esempio nel campo delle cellule staminali. In tale ordine sono compresi anche il trattamento giuridico e sociale degli immigrati, la loro regolarizzazione se così detti irregolari, i temi del “ricongiungimento” e della concessione dell’asilo politico e della cittadinanza. E sono compresi anche i temi concernenti il trattamento giuridico ed economico delle confessioni religiose, salvo le disposizioni degli articoli 7 e 8 della Costituzione della Repubblica secondo i quali lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, e i loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi, le modifiche ai quali, Patti accettati dalle due parti, non richiedono procedimenti di revisione costituzionale, disposizioni che peraltro, salvo i principi relativi alle istituzioni dello Stato della Città del Vaticano, possono essere modificate in sede di un rinnovato esercizio di un originario potere costituente; e secondo le quali inoltre tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano e i loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le rispettive rappresentanze: e fatti salvi i diritti di libertà religiosa riconosciuta dall’articolo 19 della Costituzione della Repubblica che stabilisce che tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purchè non si tratti di riti contrari al buon costume.

Il secondo ordine di questioni riguarda i temi, anch’essi di grande rilevanza etica, della pace e quindi degli interventi militari, compresi quelli dell’invio all’estero di missioni italiane militari o anche solo di militari, dei loro scopi, del loro armamento, delle loro dotazioni e delle loro modalità di presenza e di intervento, delle catene di comando in cui esse possono essere inserite o cui esse possono essere sottoposte, la materia delle basi militari e anche delle spese militari.

Riconosciamo che i partiti, le coalizioni e il prossimo o i prossimi Governi hanno il diritto di formulare proposte e di prendere iniziative in queste materie. Ma richiediamo che in queste materie sia riconosciuta e garantita ai singoli parlamentari la libertà di voto, indipendentemente dagli obblighi generali di appartenenza a partiti o gruppi parlamentari, e con esenzione di ogni provvedimento disciplinare o di esclusione da partiti e gruppi di appartenenza.

E questo richiediamo, oltre che per rispetto dovuto a quanto stabilito dall’articolo 67 della Costituzione per il quale ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita la sua funzione senza vincolo di mandato, ma per la preminenza assoluta che, in un ordinamento veramente e totalmente ispirato ai principi della libertà della singola persona, deve essere riconosciuta al primato assoluto della coscienza, anche nelle sedi istituzionali e politiche.

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